BORMIO – Sono state due giornate intense quelle dedicate all’Archeologia Glaciale tenutesi nei giorni scorsi a Bormio presso l’auditorium dell’Istituto Alberti. Venerdì 4 e sabato 5 ottobre si è svolto infatti il convegno “Glacial Archaeology. Buone pratiche, problemi e opportunità”, organizzato dal Parco dello Stelvio, dal Ministero della Cultura, dal CAI e dal Comitato Glaciologico Italiano e che ha ottenuto numerosi patrocini.
Di grande interesse la presentazione delle scoperte e delle ricerche degli ultimi anni, da Ötzi ai rinvenimenti archeologici e faunistici degli ultimi anni relativi a un vastissimo orizzonte temporale che va dalla preistoria alla prima guerra. Le aree alpine stanno rivelando tutto il loro potenziale scientifico, soprattutto nelle aree glaciali. Ma non pochi sono i problemi di cui si è discusso anche nelle tavole rotonde del secondo giorno, cui hanno partecipato numerosi rappresentanti del mondo della ricerca, dell’associazionismo, dei tanti enti interessati dalla questione e dei rappresentanti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
La fusione dei ghiacciai sta liberando molti resti ma il venir meno della conservazione garantita dal ghiaccio li espone al rischio di rapida distruzione. Non è facile il loro reperimento, in aree montane spesso di difficile accesso. Il ritrovamento può avviene casualmente da parte di fruitori della montagna non in grado di comprendere il valore di quanto “scoperto”, non informati delle leggi di tutela che ne impediscono la raccolta e ignari delle procedure di segnalazione. È indispensabile mettere in pratica corrette e tempestive procedure di intervento per l’accertamento della rilevanza e per la messa in sicurezza dei resti o dei beni partendo da quanto già esistente e mettendo in rete ruoli istituzionali e competenze tecniche. Fondamentale la formazione e la comunicazione relativa ad un patrimonio che al grande valore scientifico/culturale associa l’altrettanto grande valore di patrimonio collettivo.