Il Congresso della CISL Sondrio, svoltosi a Bormio nelle giornate del 14 e 15 aprile, ha confermato alla guida dell’organizzazione territoriale Davide Fumagalli. Accanto a lui, in Segreteria, ci saranno Ilaria Urbani e Michele Fedele. Una squadra che, nel solco della continuità, si prepara ad affrontare nuove sfide all’insegna del radicamento e dell’ascolto.
“Arrivare a Bormio è stato come preparare un nuovo cammino, con lo zaino pronto a riempirsi di storie da ascoltare, da condividere, da rilanciare” ha detto Fabio Nava, Segretario Generale della CISL Lombardia, aprendo il suo intervento con un’immagine che richiama la montagna, non solo come luogo, ma come metafora di metodo e approccio.
Il titolo del Congresso, “Il coraggio della partecipazione”, è diventato il filo conduttore di un confronto serrato, denso, segnato da consapevolezza e urgenza. “Partecipare oggi è un atto di responsabilità. È un gesto politico nel senso più alto e nobile. È come salire in montagna: serve cuore, costanza, direzione. E oggi, più che mai, serve visione”, ha sottolineato Nava, incalzando un mondo sindacale chiamato a rigenerarsi.
La cifra dell’intervento è stata chiara: stare accanto alle persone, dove le persone vivono davvero. “Non possiamo accettare che le persone smettano di partecipare perché si sentono inutili. Tocca a noi rimettere in circolo la fiducia. Tornare a essere una presenza significativa nella vita delle persone”, ha ribadito il Segretario lombardo.
La CISL di Sondrio, per Nava, è un esempio di questa prossimità silenziosa e costante: “Il sindacato di montagna non è solo una definizione geografica. È uno stile. È una pedagogia silenziosa. È uno sguardo largo, un passo lento ma costante, una tenacia discreta”. Una CISL che non rincorre i riflettori ma costruisce, ascolta, accompagna. Un’identità che si è concretizzata anche nell’impegno contro la desertificazione bancaria, definito “un atto di responsabilità civile. Un sindacato che non si limita a denunciare, ma propone. Che non cerca visibilità, ma soluzioni”.

Ma la montagna non è solo luogo di bellezza: è anche frontiera della solitudine. E in questa dimensione Nava ha portato la voce di chi spesso non viene ascoltato. “La gente qui si è abituata a farsi tutto da sola. Ma questo non vuol dire che non abbia bisogno. Vuol dire soltanto che ha smesso di chiedere”. E ancora: “Il nostro compito è essere voce per chi ha smesso di parlare. Presenza per chi si sente dimenticato. Nessuno si salva da solo”.
Non sono mancati, durante il Congresso, i riferimenti ai dati del territorio: un’occupazione al 69%, retribuzioni inferiori di oltre 8.000 euro alla media lombarda, giovani che lasciano, squilibri demografici. “Dietro ogni numero ci sono volti, famiglie, attese. Non possiamo leggerli con distacco. Dobbiamo guardarli con gli occhi di chi li vive”. Tuttavia, non è mancato un sguardo di fiducia: occupazione giovanile sopra la media nazionale, nuove offerte formative come il corso di ingegneria informatica a Sondrio, fermento nel tessuto locale. “Qui ci sono energie vere. Ma mancano le condizioni per trattenerle. Restare deve tornare a essere una scelta, non un sacrificio”.
Nel suo appello a una rappresentanza più inclusiva, Nava ha messo al centro giovani, donne e migranti. “I giovani non devono essere ospiti nei nostri organismi. Devono essere protagonisti”. E ancora: “Un divario retributivo di oltre 9.000 euro tra uomini e donne è uno scandalo. Ogni euro in meno è un pezzo di ingiustizia. Ogni contratto precario in più è una speranza in meno”. Sui migranti, parole nette e rispettose: “Gli immigrati vivono qui, lavorano qui, contribuiscono alla vita del Paese ogni giorno. Non sono ospiti, sono parte di noi”.
Infine, lo sguardo al domani: “Non possiamo subirle. Dobbiamo guidarle” ha detto Nava parlando delle grandi transizioni – ecologica, digitale, demografica. “O le accompagniamo con giustizia, o produrranno nuove disuguaglianze. Non basta fare sindacato: dobbiamo pensarlo. Progettarlo. Portarlo al domani”.
Il Congresso si è chiuso con una citazione di Václav Havel che Nava ha scelto per dare senso alla fatica e all’impegno: “La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che qualcosa ha un senso”. Una frase che ha trovato eco nelle sue parole finali: “Ha senso la nostra fatica. Ha senso il nostro stare insieme. Ha senso la nostra lotta per il lavoro buono. Finché questo senso resterà vivo, la CISL ci sarà. In montagna, in pianura, nei piccoli paesi e nelle grandi città. Ovunque serva giustizia. Ovunque serva dignità. Ovunque serva speranza”.