Sondrio

Qualità dell’aria. Tra gennaio e febbraio a Sondrio registrati in media 35,5 microg/mc di PM10

Il territorio provinciale tra i meno critici a livello di inquinamento in Lombardia per Legambiente.

Risultano 11 i giorni di superamento della soglia critica di PM10.

Redazione VN – 4 Marzo 2025 10:09

Sondrio, Centro Valtellina, Attualità

Sondrio
Sondrio vista dal Castello Masegra

SONDRIO – Il mese di febbraio ha chiuso una stagione invernale caratterizzata da frequenti perturbazioni, risparmiando alla Pianura Padana lunghe fasi di alta pressione nelle quali l’inversione termica, ovvero l’accumulo di aria fredda, ‘prigioniera’ degli strati più bassi dell’atmosfera, trasforma l’aria che respiriamo in una micidiale trappola piena di inquinanti.

L’inverno appena trascorso e stato dunque, sotto il profilo della qualità dell’aria, uno dei meno peggiori di sempre. Soprattutto l’Est della regione ha beneficiato di correnti orientali che hanno alleviato la cappa di polveri. Meno peggio pero non significa che tutto sia andato liscio: negli unici due episodi di alta pressione, fortunatamente abbastanza brevi, verificatisi tra gennaio e febbraio, si sono comunque raggiunti livelli micidiali di concentrazioni di polveri sottili. Ed in ogni caso le concentrazioni medie misurate nel bimestre sono risultate lontanissime dalle soglie
raccomandate per la tutela della salute, fino a tre volte piu alte dei livelli raccomandati dall’OMS, e molto peggio per le polveri ultrafini (PM2.5), piu nocive per la salute respiratoria e cardiovascolare.

Anche quest’anno, i territori più colpiti da livelli elevati di polveri sono stati, oltre a Milano, i capoluoghi della Bassa Pianura, ed in particolare Cremona e Lodi. Osserviamo nuovamente come l’aria peggiore non e detto si respiri nelle citta , anzi. Tra i piccoli e medi centri agricoli in cui sono presenti le stazioni di misura di ARPA Lombardia, località come Viadana, Bertonico, Crema hanno fatto registrare concentrazioni medie allineate a quelle dei relativi capoluoghi provinciali, mentre nelle zone a più alta concentrazione di allevamenti intensivi, come a Codogno e a Soresina, si e andati perfino oltre. Per quanto riguarda la provincia di Sondrio invece, risulta quart’ultima (tra le meno critiche a livello di inquinamento) con una concentrazione media di PM10 pari a 35,5 microgrammi/mc, e si attestano a undici i giorni di superamento della soglia critica.

“Il numero eccessivo di animali allevati nella Pianura lombarda e la conseguente produzione di decine di milioni di tonnellate di liquami, sono fattori chiaramente correlabili al cattivo stato di qualità dell’aria nella nostra regione – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Nessuno sottovaluta il contributo della zootecnia alla bilancia agroalimentare lombarda, ma e arrivato il momento di chiederci se sia sostenibile concentrare
milioni di capi in poche migliaia di Kmq, tra cui oltre la meta dei suini e un terzo di tutti i bovini da latte allevati in Italia. Ripensare le filiere dell’allevamento in Lombardia è una necessità, per la salute degli animali ma anche per la nostra”.

Il discorso e leggermente diverso per i picchi di inquinamento, riguardo i quali Milano resta in testa alla classifica con oltre un giorno su tre di polveri oltre ogni limite. Sugli episodi acuti il contributo del traffico veicolare e infatti piu significativo, e le grandi citta , Milano prima fra tutte, dimostrano di soffrire ancora di livelli di congestione da traffico eccessivi.

“Ci chiediamo cos’altro occorra affinché le citta lombarde si decidano a fare fronte comune con il governo nazionale e regionale per meglio governare la mobilita urbana a suon di investimenti nel trasporto collettivo, indispensabile per ridurre l’impatto del traffico pendolare – commenta Federico Del Prete, responsabile mobilità e spazio pubblico di Legambiente Lombardia -. In regione, nonostante la pessima qualità dell’aria e i relativi impatti sulla sanità, continuiamo a vedere campi e boschi distrutti per fare spazio a nuove autostrade neanche fossimo negli anni Sessanta, mentre le citta assistono inermi all’assedio del traffico motorizzato senza attivare misure credibili ed efficaci, a partire da una indispensabile revisione delle politiche della sosta su suolo pubblico”.